Jack Hunt, l’uomo dalle Mille Vite, raggiunse il Tamigi’s Dante, un luogo estraneo quanto il nome, l’italianizzazione di qualche parola inglese o la stortura di qualche parola italiana. Joseph, il vecchio allenatore del precedente titolare del posto, era sulla porta, invecchiato, stanco, con la pelle ed il corpo oramai stanco. Aspettò il giovane, gli diede una pacca sulla spalla, un buon augurio e lo fece entrare. Jack, rivide quel corridoio tale e quale a qualche anno prima, non era cambiato. Gli spogliatoi erano sulla destra, sulla sinistra c’era la latrina ed il ripostiglio. Entrò, era certo che i suoi compagni stavano già all’ingresso con i loro biglietti rimediati dalla sua amica, o forse erano già dentro, pronti per l’arena. Si sentiva il Jazz che riempiva la sala sopra e dentro la stanza dove era appena entrato, aleggiava puzza di sudore, piscio e rum. Qualche negro si stava fasciando le mani, un paio di irlandesi si stavano lisciando con del grasso i capelli rossicci e Jack invece, si mise solo da una parte. Guardò in cagnesco qualche bell’imbusto che sperava di incutergli paura ma non sapevano che era stato dopato.

Lex e gli altri furono accompagnati da una bella signorina dalle lunghe gambe e con il vassoio dei sigari ai loro posti numerati, proprio in prima fila. Il presentatore, prese il microfono e diede inizio alle danze. Il pavimento si aprì con un forte rumore, le due metà del cerchio scivolarono di lato per mostrare La Fossa. Una normale buca circolare nel pavimento, con alcune feritoie ed una porta. Il pavimento era terra più o meno calpestata e niente più.

Jack fu l’ultimo ad uscire, l’effetto della droga del dottor Huttemberg stava via via prendendo piede ed i suoi occhi erano sempre più iniettati di sangue. Il presentatore fece una rapida carrellata degli otto partecipanti e diede il via alla feroce lotta.

Tamigi's-DanteIl Pugile-scrittore si avventò contro il negro più grosso, muscoloso e terribilmente violento che c’era. Lo fece con una tale violenza che gli bastò un pugno ben assestato sul plesso solare a buttarlo giù. Un gridò di follia riecheggiò in tutto il locale, la gente si alzò dalle proprie sedie gridando di giubilo per la scena. Jack aveva la bava alla bocca, era in piedi ed incitava tutti gli altri ad attaccarlo, il mastodonte che aveva tirato giù venne portato via a forza da due portantini che non ebbero il tempo di raggiungere la porta quando un secondo grido di dolore riempì l’arena. Guardarono il pugile bianco, ma non si era mosso. Aveva i muscoli tirati in uno sforzo disumano e proprio davanti a lui, in ginocchio uno degli irlandesi, con il braccio rotto in più punti che strillava come una mammoletta. L’uomo dalle mille vite, non perse tempo e portò un pugno così forse sulla testa rossa che questi cadde come un sacco di patate.

Sangue, violenza, sudore. Tutti elementi che stavano mandando in visibilio la platea. Edward si stava guardando intorno, voleva vedere “Lo Squalo” e voleva dirgli un paio di cose. Lo cercò senza mai trovarlo. Decise di scendere negli spogliatoi, voleva trovare qualcosa sul perché questo posto era legato ai cadaveri nel British Museum e neppure l’annuncio del cambio di regole lo fece desistere. Emily che guardava dalla sua posizione tutto il locale, al sentire che chiunque si sarebbe potuto gettare nell’arena per prendere poi l’occasione di intascarsi il doppio della posta decise che forse avrebbe potuto mettersi in tasca un bel bottino e salvaguardare la salute del Mille Vite.

Con le informazioni ottenute dal Dottore, Emily calcolò al secondo la durata dell’effetto e si fece consegnare una fiala di sedativo. Le regole erano chiare, si poteva entrare in ogni momento con qualsiasi oggetto che non fosse un’arma da fuoco. La siringa in mano, i secondi che scorrevano veloci, Jack che suonava pugni a destra e a manca ed ecco che la detective scattò verso il bordo e mentre entrava nell’area il pugile-scrittore sferrava un pugno al mento all’ultimo nemico rimasto in piedi, pugno che avrebbe ucciso un damerino qualunque ma non un incassatore. Emily giuse con il balzo proprio sulle spalle del nuovo amico e conficcò con tutta la forza che poté l’ago nel trapezio gonfio dell’uomo. Il sedativo impiegò pochi secondi prima di fare effetto e l’euforia del pugile fu un ottimo diversivo.

Sophie e Frederick ebbero un sussulto all’azione sconsiderata di Emily ma fu lo spunto per allontanarsi dai loro posti dato che tutti ora si erano alzati in piedi a guardare cosa sarebbe accaduto alla donna. Sophie si diresse rapida verso gli spogliatoi, proprio dove lo stesso Edward era andato, non si incrociarono perché il poliziotto era già salito sul furgone usato per caricare i Cadaveri. Frederick era già in cerca di scoop, il passaggio dell’ultimo uomo quasi li fece scoprire. Quando questi venne caricato sul camion, l’occhio allenato ai particolari del giornalista gli fecero scorgere il poliziotto dentro l’auto e con Sophie optarono per inseguirlo.