[otw_shortcode_info_box border_type=”bordered” border_color_class=”otw-red-border” border_style=”bordered” background_color_class=”otw-orange” ]Attenzione, il linguaggio usato potrebbe ledere la vostra sensibilità.[/otw_shortcode_info_box]

Sophie e Frederick entrarono su un taxi, uno dei tanti fuori dal Tamigi’s Dante. I due, chiesero all’uomo alla guida di seguire con discrezione il furgone nero con dentro Edward e questi obbedì senza fare storie, il giornalista aveva già allungato qualche sterlina. Uscire da Londra a quell’ora della note fu facile altrettanto come passare in osservati e seguirli da una distanza sufficiente da non essere notati. Giunsero fuori dai confini di Londra, nella campagna fino ad un terreno circondato da un muro non troppo ben messo ed alto. I due, lasciarono quattro sterline al tassista promettendogliene altrettante se avesse aspettato il loro ritorno per le prossime tre ore. L’uomo acconsentì e si mise in attesa.

La professoressa ed il giornalista oltrepassarono il cancello. L’erba non troppo bassa, l’oscurità della notte senza luna ed il silenzio assordate concorrevano a rendere il posto tetro e pericoloso. Solo un ringhio basso spezzò la notte mettendo i due in allarme. Due paia di occhi tradirono la presenza di due cani da guardia, il loro ringhio era un chiaro segno che gli ospiti avevano invaso il loro territorio. Il giornalista fece della sua esperienza e della sua sicurezza il suo cavallo di battaglia, voleva conquistare la loro fiducia. Mentre gli parlava, cercando di quietare la loro indole violenta, Sophie fu presa dal terrore. Alcuni ragni avevano iniziato a passeggiargli sulle gambe e, aracnofobica qual’era, si rintanò dietro Frederick che ora doveva gestire un nuovo imperscrutabile problema.

Quando il furgone si arrestò, Edward aveva già completato di ispezionare i cadaveri. Erano tutti i lottatori di quella sera, gente che aveva visto uscire malandata ma viva dall’arena ma che ora si ritrovava con la gola recisa. Aveva chiuso gli occhi dei più, erano dei poveracci è vero, ma uccidere non è mai una cosa che deve passare inosservata. Chi aveva perpetrato quello scempio, avrebbe pagato secondo la legge Occhio per Occhio. Estrasse la pistola, controllò i colpi, sorrise ed attese che i due imbecilli aprissero la porta. Si preparò, era ad un passo dal fare fuori uno dei due e poi dedicarsi all’altro.

Il portello posteriore si aprì, i due, un bianco ed un negro non si aspettavano di trovare un uomo vivo ed armato nel retro del furgone e quando la mente di uno dei due realizzò, oramai era troppo tardi. La pallottola gli aveva già trapassato il cranio. Sangue e Cervella si erano già sparse sul terreno battuto e l’altro cadde in ginocchio pisciandosi addosso. Il poliziotto scese dall’auto, non c’era nessuno in giro, prese la testa di quell’uomo, lo minacciò con la sua pistola. Era impressionante, il tizio spifferò qualcosa in prima battuta incomprensibile e stava per sparare quando comparvero da oltre la collina, Sophie e Frederick. Sussurrò all’uomo che aveva guadagnato ancora cinque minuti di vita, una fortuna che non si sarebbe riproposta una seconda volta.

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I tre, parlottarono qualche secondo, misero insieme le informazioni ed optarono per tornare a casa di Lex, loro sarebbero già stati lì al loro arrivo. Edward non aveva più bisogno del bianco e la sete di giustizia era ancora da aquietare. Sparò. Il colpo uccise all’istante lo sgherro. Niente cani, niente altre guardie, una serata sul finire facile. I tre ispezionarono il capannone trovando altri cadaveri e poco altro, spogliarono i due uccisi da Edward e vennero così aggiunti al mucchio, operazione che richiese diversi minuti e che fu importante per evitare il sospetto di qualcuno. Montarono sulla 4-Door Sedan, uscirono dalla proprietà, rimandarono a casa il tassista più ricco di altre quattro sterline e si diressero verso Villa Huttemberg.

Nel frattempo, al Tamigi’s Dante la gente aveva cominciato ad allontanarsi subito dopo la premiazione di Emilie perpetrata direttamente da Lo Squalo. L’uomo invitò la detective al bancone, il caro Jeremy porse un drink al suo capo ed alla vincitrice dell’arena. I due parlarono, Lo Squalo aveva tutta l’intenzione di portarsi a letto la donna e non mancò di dirlo apertamente.

Fu quando Jeremy passò la cornetta del telefono al capo che le voglie dell’uomo si sopirono sostituite dalla necessità dell’organizzazione criminale che seguiva. Diede un colpetto sul sedere della donna e nella scollatura del vestito mise il foglietto con il numero diretto del suo ufficio, sarebbe stato ben felice di passare la notte con lei tra grida di piacere e sudore. Emilie non aveva l’intenzione di finire tra le lenzuola del bruto e la telefonata fu davvero fortuita. Si allontanò pochi istanti prima dell’arrivo del dottor Huttemberg e Hunt. I tre si ritrovarono fuori, vicino uno dei 1680 esemplari di Phanthom II del dottore con l’autista intento a lucidare e pulire i fanali. Dalla posizione defilata e con un Jack Hunt in ripresa, i due poterono osservare senza essere notati ed in parte anche ascoltare. Della donna compresero fosse qualcuno di molto importante per la malavita, i suoi abiti , la Isotta Fraschini nera, l’accento tipico di chi l’inglese non ce l’ha nel sangue, furono chiari indizi dell’italica nazionalità di lei. Il modo inoltre con cui lo squalo si atteggiava, anche servilmente, poneva la donna un gradino sopra l’uomo e forse questo, era ciò che più strano ci potesse essere. La donna, prima di dileguarsi nel buio della notte, sondò con la lingua la bocca di lui e poi come se fosse stato lui a fare quel gesto inconsulto lo schiaffeggiò. L’uomo accusò il colpo, si voltò e tornò verso il locale. Jack si fece avanti per affrontare l’uomo più a parole che con le mani, i postumi della droga del dottore si facevano ancora sentire. I due si scambiarono diverse battute pesanti sul lavoro di puttana d’alto bordo, sul fatto che la puttana che l’aveva messo KO non aveva espletato le sue funzioni da cagna come sarebbe convenuto e diversi altri epiteti più o meno volgari sulle due. La discussione terminò con Jack che riceveva l’invito dello squalo a presentarsi una delle prossime sere per un bell’incontro nell’arena.

Emilie era furibonda, nessuno aveva mai osato tanto e Lo Squalo non poteva passarla di certo liscia. Cercò il fucile che aveva già notato una delle volte che aveva visto l’auto del dottore e quando la sua mano toccò il ferro un sadico sorriso le si stampò sul volto. Uscì, si diresse verso l’ingresso oramai sguarnito del Tamigi’s Dante ed entrò. Lex la seguì per sincerarsi che non facesse pazzie. La donna, si avvicinò alla porta dell’ufficio de Lo Squalo, stava per sfondarla quando il telefono squillò. Questo le diede un’idea malsana e sadica allo stesso tempo. Attese il termine della chiamata in cui carpì pochi semplici termini e poi ordinò al dottore di chiamare il numero che Lo Squalo stesso gli aveva consegnato dal telefono del bancone. Attese.

Quando il telefono trillò e l’uomo rispose, Emilie irruppe nella sala gridando “Eccoti la pompa che volevi” e fece fuoco. Sangue, cervella e pezzi di legno, carta e vetro si sparpagliarono ovunque. La sadica soddisfazione di aver fatto fuori un malvivente, porco e maschilista le aveva messo in circolo una dose di adrenalina come pochissime altre volte in vita sua. Grazie al suo senso critico e alla cura nella ricerca di dettagli, fotografò mentalmente alcuni dettagli e con Jack e Lex si allontanò.