Le lame vorticanti di Jessenia unite alla brutale forza del martello di Rangrim stavano tenendo testa allo spirito inquieto che le aveva assalite, Keyleth prima con una possente onda d’urto e poi con le mani artigliate della forma selvatica assunta, stavano cercando di tenere lontano la mostruosità che aveva ferito quasi mortalmente Cassandra. I colpi si susseguivano uno dietro l’altro, alternativamente contro gli attacchi della Banshee, fu solo per la tenacia dei quattro che non vi furono conseguenze ed il mostro venne rimandato nel mondo dei morti.

L’acqua oramai scorreva inesorabile, insozzata di icore rosso sangue e gli spettri si erano riversati in città. Cassandra, mentre recuperava le forze, si dedicò a cercare qualche indizio. Furono i cadaveri dei due che avevano dato inizio a tutto a fornirgli i giusti strumenti.

Il fango, le strane tracce di cenere, l’odore acre dell’incenso. Tutto richiamava un luogo poco fuori le mura della città. L’avevano intravisto dalla sponda del fiume e non poteva sbagliarsi.

Raggiunsero il cimitero dopo trenta minuti, l’enorme piana era del tutto lasciata a se stessa, l’erba era secca e l’odore dell’incenso tombale si percepiva nell’aria. Cassandra stava seguendo le tracce, nella forma di lupo e l’aiuto invocato dai Keyleth la rendeva un segugio praticamente infallibile.

Si aggirarono per le tombe ed i vialetti ricoperti di fogliame secco apparentemente senza meta ma fu solo qualche minuto dopo che videro. Le tante tombe e cripte non erano state toccate, nessuno visitava quel luogo da tempo, tranne una vecchia casupola. L’ingresso di marmo era stato divelto lasciando intravedere le lunghe scale che portavano all’interno e molto al di sotto del livello del terreno. Cassandra sapeva che era quella la direzione giusta e senza perdere ulteriore tempo vi si addentrarono.

Rangrim con il martello pronto a saettare al minimo pericolo era davanti, seguito da Jessenia, Keyleth e con Cassandra oramai nella sua forma normale che chiudeva la fila. La vista notturna era una guida ed un aiuto davvero fondamentale nell’oscurità ma non aiutò Rangrim a non calpestare il pulsante che attivava una trappola. Si maledì per la goffaggine ed attese. Jessinia, pur non avendone mai viste di trappole come quella dedusse fosse una semplice difesa contro i ladri di tombe, un tasto a pressione che avrebbe fatto scattare la trappola una volta sollevato. Si guardò intorno, indicò una pietra molto grossa alle amiche che la portarono a lei. Con una manovra chirurgica, sostituì l’enorme piede del nano con la grossa pietra e la trappola non scattò. Tutti tirarono un sospiro di sollievo e proseguirono. Girarono solo pochi minuti all’interno della cripta non vedendo segni di passaggio di altre persone ne verso l’interno ne verso l’esterno e nella sala delle tombe tornarono indietro.

L’aria fuori era stantia mista alla terra appena smossa ed i primi segni che qualcosa non andava iniziavano a mostrarsi. Grugniti, lamenti e la nebbia non nascondevano i corpi morti infestati da vermi che si stavano sollevando dal terreno. Gente comune risvegliata dal suo sonno eterno da un potente incantesimo ora si stava sollevando dal proprio giaciglio, pronti ad eseguire gli ordini silenziosi del burattinaio.

Il tempo fu a favore di Keyleth e gli altri, quegli abomini della natura non potevano calcare quella terra, non l’avrebbero permesso. Quegli spiriti ora sarebbero tornati da dove erano venuti. Rangrim, Keyleth, Jessenia e Cassandra si divisero i morti-che-camminano equamente e non ci volle molto per distruggerli. Una volta che i morti furono rimandati nelle terre dell’oblio, dalle nebbie provenne un applauso ed una serie di ringhi.

Letif Van Garan

Letif Van Garan

Nella nebbia, la figura spettrale si manifestò con al fianco sei grossi cani dalle cui fauci eruttava un fumo nero, denso e dall’acre odore dello zolfo. Il pallore del viso stonava con il giallo dorato dei lunghi capelli, il corpo praticamente semi svestito non tralasciava alcunché all’immaginazione come gli occhi rossi ed i canini mostrati senza troppo indugio, un chiaro messaggio della natura della donna.

La donna si presentò come Letif Van Garan, segno che la cortesia dei modi era tutt’altro che lontana dalle corde della donna. Avanzando di qualche passo, chiese spiegazioni per lo scempio dei suoi servitori e del perché essi stavano calcando il suo territorio, la sua casa. Gli eroi, fecero alcuni passi indietro, più per mantenere una distanza costante che altro tenendo sempre bene in vista i mastini e la donna e valutando di conseguenza ogni possibile via di fuga.

Il dialogo, fu senza troppi fronzoli, gli eroi erano stati assaliti dai servi della donna e di conseguenza distrutti cosa che sarebbe accaduta a lei se avesse continuato ad avanzare diritti. L’alterco giunse ad uno stallo in poche battute, la donna era intenzionata a far fuori gli eroi e gli eroi non avevano modo apparente di potersene andare ma si accorsero presto che avevano un vantaggio.

La donna, sembrava strana, non osava avvicinarsi oltre un certo limite come se non potesse raggiungere gli eroi. Cassandrà capì che il terreno antistante la cripta poteva essere consacrato, protetto da creature malvagie come la donna ed i sui cani da guardia. Jessenia e Rangrim valutarono le possibili vie di fuga, la protezione della cripta non avrebbe durato a lungo ne tanto meno sarebbe stata così vasta da coprire la loro fuga. Valutarono attentamente ogni possibilità, dal separarsi all’affrontare la donna e le sue bestie. Nessuna valida eppure un’idea ronzava nella testa degli eroi, forse la risposta l’avrebbero trovata nella cripta. Quella cripta che non avevano trovato interessante ora assumeva un aspetto completamente diverso. Lasciarono la vampira e le sue bestie alle spalle e tornarono dentro. Fecero attenzione a non far saltare la pietra messa sulla trappola e proseguirono.

Raggiunsero la stanza delle tombe e varcarono la soglia che avevano tralasciato. Una sala più grande, con una fontana con acqua cristallina al centro e tre tombe disposte a Nord, Est e Sud. Keyleth si dedicò ad esaminare la fontana mentre gli altri tre cercavano indizi, la Vampira voleva qualcosa qui dentro e quello che vi era custodito era sufficientemente forte da tenerla lontana.

Impiegarono del tempo a capire cosa nascondevano le tombe ma alla fine riuscirono a sbloccare l’area segreta. Ogni volta che una serratura scattava, la fontana subiva qualche variazione. Ora l’acqua che smetteva di zampillare, poi quella stessa acqua drenata in qualche fessura e per finire, i cardini che la tenevano bloccata si aprirono facendola sollevare abbastanza da permettere l’accesso alla sala sottostante.

La grande sala circolare, aveva una porta sul lato opposto delle scale ed una tomba al centro della stessa. Le iscrizioni, sbiadite dal tempo non offrirono alcuna informazione su chi vi fosse seppellito ma era quello o almeno speravano fosse quello, ciò che la vampira voleva. Mentre Cassandra si tramutava in un piccolo animale per passare sotto la porta e cercare di sbloccarla, gli altri aprivano la tomba. Quando Cassandra tornò indietro, vide Keyleth con un bastone tra le mani mentre lo scrutava. C’erano solo alcuni simboli magici sopra ma niente che ne facesse comprendere l’uso, il potere o chissà cosa. Del proprietario nella tomba, non vi era traccia se non la polvere del suo stesso corpo. Non si curarono troppo di questo, Keyleth diede a Cassandra il bastone e tutti insieme corsero via.

Il tunnel correva sotto il cimitero, Cassandra poteva percepire l’aria dell’uscita non troppo distante ma qualcosa in cuor suo sentiva che non andava. Tutti stavano affrontando i propri pensieri, da cosa aveva scatenato il fiume di sangue e fantasmi alla vampira. Tanti interrogativi che al momento non avevano una risposta.

Benedizione della Foresta

Benedizione della Foresta

Raggiunsero Waterdeep, la gente stava correndo in ogni dove, cercava di salvarsi la vita come meglio poteva. I predicatori, i chierici ed ogni altro genere di seguace di ogni divinità che aveva un tempio in città, divinità che almeno aveva l’interesse a non vederla distrutta, stava cercando di arginare il male dilagante. Cassandra osservò attentamente quei simboli, le ricordavano qualcosa, non sapeva bene cosa di preciso eppure era certa che quel bastone nodoso era la chiave.

Si impresse nella mente i caratteri magici intagliati nel legno, entrò nel fiume di sangue fino al centro tra le due sponde e con le porte della città alle spalle, riportò alla mente quegli stessi simboli, quel passato dove aveva già visto questo bastone e le parole vennero fuori da sole. Un’energia blu elettrico scaturì dall’estremità, scese verso il basso, attraversò le mani candide della mezzelfa ed infine raggiunse l’acqua sanguigna.

Migliaia di scariche elettriche lambirono la donna senza mai ferirla, scuoterla o distrarla. Era concentrata. Ogni fulmine scaturito dal centro purificava l’acqua rendendola via via più cristallina. Il passaggio dal rosso sangue all’incolore del fiume impiegò due, forse tre battiti di ciglia. I fantasmi iniziarono a vacillare, diventare più deboli e i chierici di waterdeep poterono via via disperdere la loro energia negativa mentre altri, forse quelli più potenti, venivano attirati dal bastone.

Centinaia di fantasmi venivano attirati verso il legno sacro e dispersi, forse benedetti e rimandati in quel paradiso che tanto avevano bramato.

Ci vollero secondi interminabili perché il cielo grigio e l’infestazione dei fantasmi vennero dissolte, ma quando il sole trapassò le dense nubi, la città aveva assunto di nuov colore e calore. L’acqua stava scemando, le paratie vennero chiuse e tutto stava già tornando alla normalità. La stanchezza avvolse la mezzelfa che cadde tra le braccia del nano, pronto a sorreggerla e a riportarla nella locanda a riposare.