Il velivolo stava perdendo quota, il salto verso l’oscurità era ad un passo e nonostante tutto, i passeggeri erano ostinati a non arrendersi. L’ala vibrò, l’Hydrah attivò gli ultimi rimasugli di energia pur di farlo arrivare a destinazione, il Bios continuava a mandargli messaggi allarmanti:

AUTONOMIA RIMASTA: 5 Km

DISTANZA RIMASTA: 8 Km

TEMPO STIMATO D’ARRIVO: 6 minuti

Tutta l’energia è stata convogliata nei motori, eppure il maledetto aereo continuava a perdere quota. I motori si spensero prima del tempo e tutto fu silenzio. Il velivolo proseguì la sua discesa fino alla pista. Il server era oramai nel raggio visivo, mancava davvero troppo poco. Il fischio della caduta era un rumore assordate che si tradusse pochi attimi dopo nel violento urto con quella che un tempo era una pista d’atterraggio ora poco più che un pezzo di terreno asfaltato con diversi detriti.

Daisy fu in grado di tenere l’aereo diritto e questo permise di non avere l’impatto devastante che si pensava all’inizio del processo di caduta. L’esterno era totalmente inutilizzabile, le ali completamente andate, la coda probabilmente persa in parte in mare, la pressurizzazione era solo un mero ricordo ma tutti erano incolumi, o quasi.

Uscirono, Jack vide il comitato d’accoglienza dirigersi verso di loro. Dieci LostH si muovevano all’unisono con le armi spianate. Non si premunì di creare un’arma, non ne aveva davvero bisogno e non era nelle condizioni di poter combattere. Sollevò le braccia in segno di resa e gli altri lo seguirono, il Capitano di quei nuovi umani fece un passo avanti, i quattro cecchini avevano già i puntatori sui loro obbiettivi, un passo falso e le loro teste sarebbero saltate. Il vecchio soldato chiese l’identificazione e le motivazioni del loro arrivo al BlackTraveller.

Dopo le dovute verifiche, Olympus diede il via libera. Le piccole luci rosse di puntamento si spensero ed i profughi di Atlantis poterono finalmente accedere all’infrastruttura di rigenerazione. Gli Executor non erano ben visti ma almeno Emma, per quanto infetta dal gene Hekath era una LostH e fu la prima a ricevere le cure necessarie per le sue braccia.

XVP-6000

XVP-6000

Black si trovava a casa, l’Officina era tutto ciò di cui aveva bisogno. Questo BlackTraveller era un posto ottimo per l’Hydrah soprattutto per pezzi di ricambio, annessioni varie e quell’enorme XVP-6000. Il Nero aveva già mille idee su quel mezzo in disuso nel garage e vi si mise subito all’opera, i suoi compagni Proxy erano appena entrati nelle camere di rigenerazione costruite dalla sua IA per viandanti executor messi alle strette dai pericoli del mare e del deserto.

I maledetti cloni erano nelle camere di rigenerazione e ci sarebbero rimasti per diverso tempo, il gene mutagene dell’obscura stava già riparando i tessuti lacerati come lo stesso John H.W. aveva potuto appurare. Emma, la LostH con al seguito Proxy ed Hydrah, fu dimessa poche ore dopo. La donna non aveva la benché minima intenzione di oziare, il suo obbiettivo era chiaro, Ewan. Per ora, era meglio assicurarsi qualcosa da mettere sotto i denti e vedere come si viveva in questo Server. Il dottore la indirizzò verso l’Anziano, un vecchio oramai ai suoi ultimi inverni tenuto lì come guida della vita lavorativa del server e memoria umana di quanto è accaduto ed accade tra le pareti d’acciaio della struttura.

Il vecchio Archymed, il più anziano del server, fu lieto di poter scambiare parole con lei, erano rari gli Executor che si avvicinavano al BlackTraveller, ancora meno erano i LostH. Il vecchio parlò per diverse ore, Emma tornò a trovarlo nei giorni successivi per avere sempre maggiori dettagli soprattutto riguardante la figlia dell’anziano e di altri umani che erano al seguito di alcuni Hyonos e di un Proxy.

Ronin

Ronin

Jack, Daisy ed Alex impiegarono oltre quattro giorni per recuperare a pieno le loro forze con diversi cicli di rigenerazione. Il BlackTraveller era un server poco interessante se non per alcune parti di ricambio importanti per gli Hydrah e per Olympus. Il vecchio server era costantemente sotto attacco ma i sistemi di difesa funzionavano bene. Alex, messo meglio degli altri, voleva conoscere più cose del server ma soprattutto voleva avere maggiori informazioni su chi o cosa fosse transitato per questo luogo negli ultimi tempi, un’intuizione non da poco ma non volle semplicemente chiedere a Nirvana, quanto accaduto con T.Y.M. lo aveva messo sul chi vive e non era intenzionato a creare qualche problema o esporsi troppo. Il Proxy grazie all’interfacciamento dell’Hydrah riuscì ad ottenere ciò che cercava. Negli ultimi giorni prima del loro arrivo, solo altri due gruppi di Executor passarono per il BlackTraveller. Il primo, molto numeroso, composto da diversi proxy, pari numero di Hydrah e molti Hyonos. Tutti erano sulle tracce di una carovana di LostH viandanti denominati Argo. Un numero incredibilmente elevato di cacciatori per un numero esiguo di esseri umani, si fermarono solo pochi giorni, giusto il tempo di rifornire i mezzi e riprendere il viaggio. Il secondo gruppo, meno numeroso e vario partì solo poco prima. Il gruppo fu notato solo per via dello strano assortimento e dei LostH al seguito. Sette individui totali, un Proxy chiamato Ronin con 4 Hyonos (Raphael, Barachiel, Jeudiel e Sealtier) e due LostH, un uomo ed una donna.

Il BlackTraveller sembrava più inquieto del solito. Tutti erano di semplice passaggio, nessuno restava troppo a lungo. Ma non ci badarono. Jack ed Emma andarono ancora una volta dall’anziano, Black aveva terminato di riparare l’XVP-6000 e di renderlo funzionale al viaggio nel deserto. Un ottimo mezzo di trasporto, corazzato, con buone armi montate e totalmente sotto il controllo dell’Hydrah.

Archymed parlò ancora una volta della figlia, gli descrisse i lineamenti, le fattezze ma era il suo genoma puro all’85% che la rendeva speciale agli occhi di Ronin. Il vecchio, per quanto affezionato alla figlia, la ritenne una possibilità di sopravvivenza in più e la lasciò andare. Al gruppo però, non interessava tanto la ragazza quanto gli altri due membri al seguito degli Hyonos e del Proxy. Il vecchio descrisse una donna al seguito di Ronin, adulta rispetto a sua figlia, sembrava interessata ai libri ma la cosa più strana che ricordava era il braccialetto con strani motivi ed un ciondolo ad esso attaccato a forma piramidale. L’uomo invece era piuttosto comune, niente aveva attirato lo sguardo dell’uomo se non una sciarpa, un drappo rosso come non ne aveva mai visti, un paradosso vederne uno di così ottima fattura e dal colore così intenso in un luogo cencioso come il BlackTraveller.

Quella stessa notte, l’XVP-6000 già solcava il deserto con le sue sei ruote grandi come un LostH in buona salute. Il mezzo, equipaggiato dallo stesso Black, non si arrestava davanti a nulla, le tempeste di sabbia ed i pochi pericoli trovati lungo la strada furono oltrepassati senza pensiero. I Confini del Nuovo Giardino d’Africa apparvero ai loro occhi in poco meno di 6 ore.

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La grande città, oramai devastata dai venti, dall’avanzare del nuovo deserto e dalla totale assenza di supporto dalle IA si ergeva in tutto il suo macabro splendore.

Bagudi, nata durante la riforestazione del deserto del Sahara raggiunse in pochi anni il culmine della tecnologia e del benessere di una nuova Africa che fino ad allora era solo un luogo da saccheggiare e depredare. Dove la vita umana valeva meno dei sandali di qualche santone derelitto.

I grandi cancelli d’accesso erano solo un vacuo ricordo di veicolare l’ingresso alla città, oggi, sono altrettanto un mero monumento alla difesa di chi vive nei palazzi decadenti e perennemente scossi dai tremori della terra. Oggi, sono quelle trappole mortali che i LostH chiamano casa.