Gli hekath si mossero rapidamente verso il nuovo palazzo, qualcosa li attirava verso gli Executor ma non c’era tempo di porsi questa domanda. Black scandagliò il palazzo, la loro via d’uscita era un piccolo velivolo sul tetto, non era in grado di volare senza riparazioni. Dovevano tentare.

georgi-simeonov-gs-security-helicopter-01

Gli hekath li avevano già raggiunti, Jack fu il primo a salire sul tetto. Bagudi si estendeva a perdita d’occhio davanti a loro. Quella città, era di gran lunga diversa nel suo periodo d’oro, ora è solo uno spaventapasseri mangiato dai corvi. La città decadente e costantemente divorata dagli Hekath non era un luogo sicuro per loro e dovevano andarsene ed in fretta. Black raggiunse l’elivelivolo, i suoi cavi connettori avviarono i processi di analisi guasti

# LOADING BIOS: CHECK SYSTEM

# CHECKING AIR CONTROLL … OK

# CHECKING STATIC FLUX … FAILED: BREACKDOWN: 43%

# CHECKING STABILIZERS … FAILED: BREACKDOWN: 30%

# CHECKING ROTORS … FAILED: BREACKDOWN: 12%

Il negro iniziò subito le riparazioni. Chiuse gli occhi, seguì i flussi elettrici nelle zone da riparare, avvio i processi di rigenerazione ed i LaborDroidi di supporto iniziarono a mettersi all’opera. La massa informe si stava muovendo, la porta fu debitamente chiusa ma Alex e gli altri si stavano preparando alla battaglia per la sopravvivenza.

Un sonoro boato divelse la porta sprangata, il morbo si riverso sul tetto ed i proiettili iniziarono a sibilare nell’aria. Alex aveva già preparato le sue torrette difensive, Jack stava sparando con la WebX45 che lasciava da parte precisione e gittata a favore di una potenza vicino alla ZheroRWX7. Daisy con le RazorV9 si era messa alla sinistra dell’infiltratore, Alex dal lato opposto ed insieme, almeno all’inizio, sembravano riuscire a dare a Black il tempo di riparare l’elivelivolo.

Emma si era tenuta in disparte, gli avvenimenti di poco prima l’avevano scossa al punto che la sua mente non riusciva ad essere lucida, lei sapeva che Ewan era da quelle parti, che era in città e voleva ad ogni costo ritrovarlo. I suoi compagni stavano fronteggiando un nemico che era davvero troppo forte per loro, stavano cercando la via della salvezza con le armi spianate ma il tempo era contro di loro e quel morbo oscuro guadagnava terreno ad ogni secondo.

Kain e Syn erano poco distanti da lei, non avevano preso parte a quella battaglia, non era la loro battaglia. La loro missione era tutt’altra, si guardarono, annuirono e corsero verso il parapetto lanciandosi poi nel vuoto. Emma li guardò cadere, il viso e lo sguardo assente ma comprese che andarsene da quel palazzo gettandosi di sotto era l’unica via per ritrovare l’amore della sua vita. Si gettò, tramutò il manto nero in ali. Le finestre scorrevano rapide durante la caduta, i piani si susseguivano uno dietro l’altro ad altissima velocità, l’aria faceva già lacrimare gli occhi dell’Obscura e ci vollero diversi metri prima che la donna riuscì a prendere il controllo e cominciare a planare. Kain e Syn erano già lontani con i loro paracadute, troppo lontani in realtà per il tempo trascorso tra i loro lanci e quando realizzò che i due erano in balia dei venti della tempesta, anche Emma vi si ritrovò invischiata.

Il vento avvolse Emma, la strinse in una morsa devastante e la spinse con forza contro i palazzi. Fu sbattuta in ogni dove fino a quasi fargli perdere i sensi. Arrivò a terra, viva ma affaticata, molto lontana dal suo obbiettivo. La donna, iniziò a trascinarsi, doveva raggiungere l’amore della sua vita, sapeva dov’era perché il suo lato oscuro fiutava la donna dal genoma puro al 91%.

I sistemi di controllo e riparazione di Black stavano lavorando più velocemente che poteva ma il tempo era sempre meno, anzi non ce n’era abbastanza. Jack non voleva arrendersi, gli hekath lo stavano accerchiando, il morbo oscuro stava ghermendo i Proxy oramai e dovevano andarsene. Jack guardò i suoi compagni e fece l’unica cosa che aveva un senso in quel momento, dargli ancora qualche attimo.

Daisy dissolse le sue armi oramai inutili, gridò ad Alex di montare le sue armi sull’elivelivolo e di aggrapparsi, il volo sarebbe stato piuttosto brusco.

# NIRVANA_LOGON

# LOADING DATA: Esperto Navigatore Elivelivolo Brink A72

# LOADING DATA COMPLETE

# NIRVANA_LOGOFF

I flap si mossero, i rotori cominciarono a stridere ed a rombare. Tutto il mezzo cominciò a vibrare ma Black aveva riparato il mezzo solo al 70%. Daisy decise che era abbastanza per tentare, in un modo o nell’altro sarebbero comunque morti. Jack corse verso l’oscurità strisciante, la nera poltiglia, con le armi spianate che sputavano fuoco come avrebbe fatto un drago in qualche libro di fantasia. Per gli hekath non c’era storia, non riuscivano ad arginare il fiume di fuoco che stava generando, il tempo era tutto quello che voleva dare ai suoi amici e ci stava riuscendo finché le fameliche bestie non arrestarono il loro attacco rivolgendo l’attenzione verso l’elivelivolo. Daisy non poté aspettare e accelerò la procedura di volo.

Jack era fermo, osservava l’agglomerato gorgogliante tutto intorno a se, in attesa che questi si riversassero su di lui, lentamente l’agglomerato creò una sorta di corridoio, una strada pulita e sicura verso qualcosa di più temibile di quegli alpha che aveva intorno. La forma oscura era ritta, superava il proxy di una testa ed in larghezza di metà busto. Gli arti superiori erano massicci come tronchi e le oscure estensioni erano lame ricurve grondanti l’icore nero di cui era composto.

I due si guardarono, Jack non aveva alcuna intenzione di affrontarlo. I suoi compagni erano già in un volo verso l’inferno e lui non avrebbe tardato a raggiungerli. Fece il suo silenzio, le speranze di uscirne vivo erano demandate solo dalla velocità con cui gli hekath avessero risposto al suo battito. 5…6…7, il terreno vibrò e tutto cominciò a muoversi a rallentatore, la Vessel stava sputando fuoco anche durante il salto che l’avrebbe portato alle spalle dell’amorfo agglomerato di melma scura. Gli occhi dei due si incrociarono per quelle frazioni di secondo, il suono era ovattato e maledizioni di ogni sorta venivano proferite dal mostro e dal proxy. Jack atterrò sul parapetto, vi corse sopra con un equilibrio senza pari e quando fu nel punto da lui reputato giusto saltò.

La schiena del proxy era rivolta verso il basso, scorgeva il cielo ammantato dal colore sabbioso della tempesta, gli hekath che si tuffavano famelici alla ricerca di qualcosa da divorare, il mostro che osservava cadere la sua preda. Tutto andava così piano, la fine era letteralmente vicina ma non così tanto, la morte avrebbe atteso.

Alex afferrò il compagno, l’elivelivolo comandato da Daisy era in balia dei venti ed il fatto che non fosse operativo al cento per cento l’aveva reso una bara volante per tutti. Precipitava. Alex e Daisy presero i paracadute e si gettarono quando ancora c’era tempo, Black fece affidamento alla sua fortuna saltando su un palazzo accasciato su un altro ed approfittando così della pendenza, mentre Jack sorrise, non era quello il suo momento e per una volta, l’oscurità non avrebbe vinto.

3…5…7, Jack era saltato, il mezzo che li aveva condotti al salvataggio lo spinse via forse perché supponeva fosse più leggero, forse perché lui divenne più forte, qualunque fosse stato il motivo il mezzo si era schiantato lontano da lui mentre il terreno lo avvolse come fosse entrato in una pozza di fango, attutendo e rallentando la sua rovinosa caduta.

Emma stava avanzando, il suo lato oscuro rimarginava le ferite e continuava a mandarle informazioni. L’amore della sua vita si stava muovendo verso di lei, l’aveva visto quando era sul palazzo e fortunatamente il vento non l’aveva allontanata troppo. Girò l’angolo, alle spalle la massa nera si stava gettando come uno tsunami tra i palazzi abbattendosi sulla strada. La donna vide a pochi metri da lei, Daisy ed Alex che stavano atterrando con i loro paracadute, Jack si stava scrollando di dosso il fango che ha attutito la caduta e Black si stava risollevando dopo una breve corsa sulla parete del palazzo. Alle spalle dei suoi compagni, lo Tsunami Hekath mentre a pochi metri da lei Ronin, i quattro Hyonos e poco oltre Ewan con un’altra donna.

Il cuore nero di Emma perse qualche colpo prima di riprendere a pompare sangue nel corpo, la donna era la stessa vista nel palazzo poche ore prima, in mano un libro, uno di quelli fatti di carta, apparentemente molto vecchio. Una volta aperto, una cantilena dai toni bassi, quasi un canto di voci maschili e come se gli Hyonos avessero compreso quelle strane parole ecco spiegare le loro ali e volare a tutta velocità contro l’onda mostruosa.

Jeudiel

Jeudiel

Black si stava interfacciando al sistema audio di un vecchio mezzo su ruote per contrastare la cantilena con la stessa registrata poco prima ma il suono prodotto non riuscì a sovrastare quanto si udiva e l’effetto che sperava venne meno. I quattro arcangeli ingaggiarono battaglia,le Furie della Voce non stavano dando tregua ai mostri che venivano decimati ad ogni colpo mentre Ronin raggiunse i Proxy e l’Obscura.

Emma non guardò nemmeno Ronin, lo oltrepasso non curante e si diresse verso la sua anima gemella. Ewan era lì, in carne ed ossa i loro sguardi si incrociarono più e più volte, le domande di lei sommersero l’uomo e la storia di come fu catturato, poi abbandonato e salvato dallo stesso Ronin e dalle cure ottenute presso il BlackTraveller chiarirono molti quesiti all’Obscura.

Anche Daisy, nel vedere la donna oltrepasso il Proxy senza degnarlo di una parola. Quella donna, lei la conosceva, erano incredibilmente simili eppure non uguali. Il suo nome ce l’aveva ben impresso in mente ma ogni tentativo di pronunciarlo veniva meno, la sorella che stava cercando era proprio davanti a lei eppure era anche altrettanto distante.

Ronin era intento ad osservare il magistrale lavoro degli Arcangeli mentre Jack e Black stavano affrontando il proxy nella ricerca di informazioni riguardanti Angela, la LostH prelevata dal BlackTraveller per il suo genoma ed il perché non fosse già nella SafeZone.

Tutte le risposte, tanto di Ewan che di Ronin che della Donna avevano un denominatore comune: La Biblioteca. Un Server di raccolto dati riguardante tutto lo scibile umano e che per questo è tenuto sotto stretta sorveglianza.