Erano giorni che viaggiavano per il deserto, i venti sferzavano possenti e la sabbia si era infiltrata ovunque ma il loro obiettivo era chiaro. La Biblioteca, come veniva chiamata tra i LostH era uno dei quattro nodi della conoscenza del pianeta, un enorme complesso in cui carta e digitale convivevano per far sopravvivere il sapere.

LibraryDome4

Un luogo inaccessibile ai LostH, oramai troppo infetti per  essere riconosciuti come umani. Quando tutto cambiò, La Biblioteca attivò un sistema di difesa che tenne fuori il pericolo, quello rappresentato dalla massa informe di antimateria, quello rappresentato da un genere umano non più tale e quello rappresentato da delle intelligenze programmate che non erano forse più l’unica vera speranza per l’umanità ma un’aberrazione della stessa.

L’enorme cupola di Anti-Energia ricopriva tutta la città, il gruppo era formato da Ronin, il suo seguito di LostH ed i quattro Arcangeli di Eden ed i Sopravvisuti di Atlantis (Jack, Emma, Black, Daisy ed Alex), con loro anche Kain e Syn la cui missione non era ancora completata. Tutti erano fermi sull’altopiano ad osservare la massa informe ed estremamente attiva di hekath intenti a cercare di distruggerla senza successo.

I sopravvissuti di Atlantis scesero dalla loro posizione sopraelevata, seguiti da Ronin ed il suo gruppo ed anche dagli altri due. Gli hynos formarono un quadrato prima di iniziare la loro bassa cantilena, Ewan, Angela e La Donna iniziarono a preparare degli strumenti ed il Proxy si mise solo seduto da una parte, con fare attento, guardingo, su tutto ciò che li circondava. Jack osservò alcuni lampi ciclici seguiti da ondate di hekath che venivano respinti, riuscì con Nirvana a calcolare il tempo tra i lampi e quello necessario agli hekath per riformarsi proprio in quello stesso punto. Tutti convennero che quello poteva essere una sorta di difesa attiva, magari su una porta o comunque un’entrata utilizzabile e così si mossero.

La lunga discussione sembrava non portare da nessuna parte, ogni piano era pericoloso ai limiti della follia eppure loro dovevano entrare, dovevano vedere che cosa poteva contenere la biblioteca. Syn diventava ogni secondo più impaziente, forse era lo scorrere di un tempo che praticamente avevano esaurito già ore prima, forse la presenza hekath stava facendo ribollire il suo sangue, quale che fosse il motivo, l’Obscura dispiegò le sue ali, prese un respiro profondo e contò il tempo.

Il volo fu breve, doveva esserlo, ogni attimo passato tra lui e la cupola poteva scoprire di più e fu solo quando i metri divennero centimetri che tutto gli si schiarì nella mente. Prese un lungo e rapidissimo sospiro, ammansì la sua natura hekath al punto da far sparire le ali e nell’attimo in cui la sua pelle toccò la cupola, alcune scosse elettriche lo avvolsero. Pensò che quella sarebbe stata la fine, non c’era il tempo per tornare indietro ed i mostri che l’avevano infettato, l’avrebbero trasformato nel loro pasto di quel giorno. Un lampo, e tutto si risolse in un tremendo impatto sul suolo oltre la cupola, un rotolamento scomposto e l’arresto brutale contro una parete di cemento. Via via anche gli altri trovarono il modo di accedere e tutto lo scibile fino a quel momento prodotto era in una grande città silenziosa.

# NIRVANA_LOGON

# VERIFICA: Cerca LostH, Hekath e Droidi

# VERIFICA IN CORSO…

# PRESENZA FORME DI VITA: 7

# PRESENZA FORME HEKATH: 0

# PRESENZA DROID: 1.125.708 // 80% funzionanti // 22% attivi

# NIRVANA_LOGOFF

Le informazioni ai Proxy arrivarono contemporaneamente, il silenzio e la voce digitale di Nirvana erano gli unici rumori che si potevano percepire. Gli hekath stavano facendo pressione oltre la cupola ma chissà da quanto tempo erano lì, forse non ricordavano nemmeno più il loro scopo, forse erano esseri umani che sono stati messi alla porta durante quel momento e l’unico vero ricordo che hanno è quello di tornare dentro la Librarydome. Forse ci vivevano, forse avevano famiglia, forse …

Sala Lettura

Sala Lettura

Jack lasciò da parte alcuni di quei pensieri, si isolò dal gruppo, le sue ultime scoperte, i suoi ultimi filosofeggiamenti l’avevano reso inquieto e più taciturno del solito. Svoltò un angolo, sentì della musica, qualcosa che ricordava, qualcosa che aveva già sentito. La seguì come avrebbe fatto un marinaio in balia del canto delle sirene, ma lui non era tanto sprovveduto, aveva la sua arma caricata e pronta a sparare. La musica era oltre una porta scorrevole che scattò quando riconobbe una figura, scivolò di lato, la musica divenne leggermente più forte. Qualcosa nella mente del proxy prese il predominio, una serie di microvisioni si susseguirono a formare un piccolo filmato della sua vita o forse di quella dell’umano da cui è stato generato. Scrollò dalla testa quella visione, si avvicinò ad uno dei totem, Nirvana sembrava non rispondergli ma aveva abbastanza esperienza digitale da interfacciarsi alla struttura senza problemi.

Syn si stava guardando intorno, Jack era sparito dalla sua vista, seguiva la sua chimera, la sua missione. Lui ne aveva un’altra, lasciò gli altri intenti a ispezionare i dintorni ed a cercare ciò che sarebbe stato meglio fare. La città versava nel silenzio più cupo, l’inquietudine dominava in quel regno dimenticato. L’intera città era una biblioteca, tutta la conoscenza era stata riversata in queste enormi città che si estendevano tanto in alto quanto in basso, totalmente autonome dal punto di vista energetico, separate dalla rete elettrica globale e con un accesso controllato per la comunicazione. Le IA avevano un accesso limitato alle sole informazioni della loro area di competenza ma la missione dei due nuovi aggiunti era quella di togliere questa limitazione. Accedere a tutto l’archivio digitale avrebbe permesso nuove strategie. Syn raggiunse così un totem, la sua dimestichezza con l’informatica non era molto avanti ma lui aveva tutt’altro in mente.

Daisy seguì l’esempio degli altri. Sua sorella, o quel che fosse stata, era fuori la cupola aiutando quel Ronin a trovare una soluzione a mille problemi. Saperla con quei quattro arcangeli non l’aiutava a restare lucida e lei, a tutti i costi voleva conoscere la verità. Entrò in una delle tante sale di lettura, gli schermi olocartacei erano ben distribuiti sui tavoli, nessuna area era più polverosa delle altre. I passi rimbombavano in quel luogo che un tempo accoglieva centinaia di persone. Il totem si attivò non appena vi appoggiò sopra le mani, il sistema bibliotecario si mise in attesa.

Emma, aveva atteso, non voleva dare troppo nell’occhio, voleva anche lei le sue informazioni. Ewan era fuori la cupola, supportava la Donna nel campo base. Averlo rivisto, averlo incontrato di nuovo e seppure non fosse più lo stesso di un tempo, il suo spirito era quello che ricordava. Il totem nella sala lettura lontana da occhi indiscreti si accese, rispose ai comandi dell’obscura. Il Bibliotecario non era solo una IA dedicata alla conoscenza, all’archiviazione ed alla divulgazione ma era un sistema evoluto in grado di scandagliare migliaia di migliaia di dati, trovare i riferimenti, gli incroci e tutto quello che era possibile fare con tutta la conoscenza umana. La domanda era proprio nella sua mente e cominciò a trasferirla sul sistema.

Kain, Black ed Alex si stavano scrutavano i dintorni. Forse non era stato saggio da parte degli altri dividersi ma una città così grande, con un sistema così evoluto di difesa non avrebbe avuto creato più problemi di quanti non ce ne fossero fuori. Black si avvicinò ad uno dei pannelli di controllo, i Totem per lui erano il migliore lasciapassare per la struttura e da lì avrebbe potuto carpire tutte le informazioni che voleva senza dover fare domande specifiche. La struttura ad alveare si palesò al Nero non appena i controlli del bios si furono attivi. La verifica della struttura, dello stato delle celle energetiche e di sostentamento, dei LaborDroidi, tutto risultò in ottima efficienza, senza falle o problemi.

La musica riprese nella testa di Jack, Chopin realizzava musica per pianoforte incredibile e già il fatto che lui la riconoscesse lo rendeva strano oltre ogni limite. Tutto quello che aveva intorno era diverso, tutto più buio, tutto più cupo, tutto tranne quella musica soave, quel preludio che solo lui poteva udire, quel battito di martelletti che solo quella donna dai capelli ramati era in grado di produrre e della quale l’uomo era innamorato. Il respiro era corto, affannato, un proxy non lo è mai eppure quella situazione gli creava un disagio. Le farfalle nello stomaco nella visione di quella donna che sapeva di conoscere ma che non riusciva bene a focalizzare, una sensazione per la quale perse il controllo di se. Il ricordo svaniva, non voleva perderlo e pur di tenerlo ancorato saldamente nella sua mente, la sua attenzione sul cuore si perse, 5…6…7. Tutto divenne più cupo, l’immagine si dissolse, si ritrovò a scrivere su l’olocarta parole inizialmente senza senso ma quando la materia intorno a se si agglomerò, tutto fu diverso. Il Bibliotecario gli aveva dato una risposta alle domande inconsce, il cuore gli aveva fatto fare le domande giuste e quando, nell’oscurità si accorse che la stessa lo osservava, tutto cambiò. Il fascio di luce illuminava il Proxy, le tenebre lo avevano avvolto e quegli occhi lo osservavano, apparentemente divertiti. Non c’era accenno di volergli fare del male da parte di quella figura, non c’era violenza nel volto senza linee ne espressioni, non c’era la follia tipica della materia oscura.

Sala Lettura (2)

Sala Lettura (2)

La terrà vibrò un pò, Syn aveva espanso il suo animo hekath fino a penetrare nel sistema digitale della biblioteca. Il battito del suo cuore, fece ancora tremare il terreno ma lui, ora era solo una forma immateriale in un mondo di bit. Tutte le informazioni gli scorrevano davanti, tutto quello che voleva sapere era proprio a portata di pensiero ed ora, tutto quello che voleva la sua mente chiedeva era sugli Hekath, lui voleva tornare ad essere quella persona che era un tempo, quella persona prima dell’errore in Grow4532. Le informazioni sul server da cui tutto ebbe origine gli fu utile per trovare dove tutto ebbe inizio, quella scatola nera era il male primario, la scatola di pandora. Si, Pandora, ecco che il Bibliotecario iniziò a mettere insieme i pezzi, a dargli informazioni alla velocità della luce. Un bit alla volta, tutto quello che si poteva sapere e collegare gli fu trasferito nella testa, Pandora1644, posizione sconosciuta ma origine di ogni male sulla terra.

Mentre Syn stava raccogliendo informazioni, anche Emma le voleva, forse era grazie a questo fortuito momento che le domande di entrambe si intrecciarono nelle autostrade digitali del Bibliotecario dandogli così più opportunità di elaborare dati. Emma voleva quella cura, la voleva ad ogni costo, ma lei non si fece ammaliare dal desiderio di conoscenza, Ewan fu chiaro con lei, doveva riversare solo il necessario nell’UHDD che le aveva dato, niente di più, niente di meno, avrebbero avuto tutto il tempo di studiarlo. Così fece, il sistema di trasferimento induttivo stava già immagazzinando dati su Pandora1644, sull’evoluzione hekath e poi tutto cominciò a diventare più buio.

Daisy era all’opera da diversi minuti, il Bibliotecario poteva fornire risposte a migliaia di migliaia di domande contemporaneamente ma quello che cercava la Proxy era tutt’altro, non era una risposta, era una conferma. La sua memoria era diversa da quella di ogni altro proxy e Nirvana con lei funzionava in modo diverso, almeno basandosi su quanto riusciva a vedere con Alex e Jack e Kain. La risposta del Bibliotecario alla prima domanda, fu semplice. La Donna che aveva incontrato a Bagudi, che seguiva spontaneamente Ronin è stata censita dal sistema di archiviazione ma il suo nome risultava secretato, cancellato. La seconda risposta alla seconda domanda fu una nuova conferma, quella Donna era ancora in una SafeZone, mai uscita secondo i dati in archivio ma Daisy sapeva che potevano essere fallaci nei dettagli degli ultimi anni, Nirvana e le altre IA non comunicavano più con il Bibliotecario da tempo oramai. La terza risposta, fu un Accesso Negato e per quanto la donna si sforzò di aggirare quel sistema di sicurezza, tutto quello che ottenne fu solo “Progetto Nirvana”.

La cupola si stava oscurando, la massa hekath la stava completamente avvolgendo, quando l’ultimo spiraglio di luce venne meno i sistemi di autosostentamento si attivarono creando una luce artificiale adatta alla lettura. Alex non si accorse del cambiamento, troppo intento a cercare di formulare una domanda al Bibliotecario che non poteva nemmeno pensare. Nirvana era sempre pronta a disconnetterlo nel momento in cui avrebbe ricevuto una possibile risposta. Quella domanda, non poteva davvero essere fatta, non così apertamente, non con gli hekath che avevano praticamente inghiottito tutta la cupola, non con Black che stava avendo una crisi dato il numero di allarmi che si stavano accendendo. Kain era l’unico scollegato dal Bibliotecario, aveva le armi attive ma davvero poco utili contro tanta fame nera. Tutti erano intenti nella loro ricerca o nella loro battaglia, Black riuscì a vederli attivi sui loro terminali ma impossibilitato ad avvisarli ed il panico si prese gioco di lui, un panico che una macchina non avrebbe provato, un panico derivante solo dalla sua guerra interiore tra l’essere un Uomo ed essere una Macchina. Non ci pensò due volte, l’area intorno a Jack era già contaminata, gli Hekath avevano penetrato i sistemi di difesa della biblioteca e la forza di quello che riusciva a percepire lo mise ancora di più in allerta.

# BIOS: LOADING SYSTEM SECURITY PANEL

# SYSTEM SECURITY PANEL LOADED

# CONVERT(SSP: HEKATH SHIELD // SSP: NOT(HEKATH SHIELD))

# SSP: OVERRIDE SECURITY STATUS

# SSP: OVERRIDE SECURITY ACCESS

# SSP: OVERRIDE COMMAND COMPLETED

# BIOS: SHUTDOWN

I comandi dell’Hydrah furono accettati dal sistema del bibliotecario per quanto questi non era direttamente collegato con Olympus. Il sistema di difesa, accettò tutti i comandi, il sistema invertì le autorizzazioni ed ogni forma NON HEKATH doveva essere buttata fuori. La cupola, per un micro secondo si spense e l’attimo dopo riprese a muoversi rapidamente dal centro di controllo fino ai suoi confini. I Proxy, gli Obscura e l’Hydrah in un solo battito di ciglia si stavano per ritrovare fuori dalla cupola, proprio nel mezzo della marea nera. Uno tra i luoghi più pericolosi dell’intero pianeta, forse fatta eccezione per Pandora1644.

Syn fu il primo ad essere catapultato fuori, fu quello riconosciuto come pericolo maggiore nonostante il suo lato hekath, il riavvio dei sistemi di sicurezza lo aveva identificato come virus informatico e ciò era un male. Stava riprendendo lentamente il suo status, la forza con cui il Bibliotecario lo stava portando all’esterno gli fece comprendere come anche eventuali esseri umani fossero stati portati forzatamente fuori pur di difendere la conoscenza. Si trovò proprio in mezzo alla marea nera, sfruttò lo slancio che questo gli aveva creato, non aveva idea di come aveva oltrepassato muri e pareti ma era lì fuori, con le ali spiegate, cercando di evitare i centinaia di tentacoli oscuri che gli ghermivano le carni. Il suo corpo veniva tagliato, ferito, tumefatto dai colpi della materia virulenta ma lui, voleva uscire, lui è sopravvissuto alla catastrofe di Grow4532, lui avrebbe sistemato il danno fatto. Le ali nere del suo mantello si erano quasi irrimediabilmente tranciate quando uscì in avvitamento da quel tunnel assassino.

Emma aveva ultimato il trasferimento dati quando fu proiettata fuori dalla cupola. Era spaesata, troppo concentrata sulle parole di Ewan per accorgersi di quello che stava succedendo, un attimo prima era proprio davanti all’olocarta e l’attimo dopo il morbo tetro era a pochi passi da lei. Respirò, la sua essenza Hekath l’avrebbe aiutata, lei era un Hekath ed Ewan era oltre quella massa informe ad attenderlo. Non aveva intenzione di soccombere proprio lì, proprio ora che forse aveva le risposte che cercava. Respirò, si rilassò e come avrebbe fatto in una soleggiata giornata primaverile, si incamminò senza fretta oltre quella marea appiccicosa e distruttrice. Quei pochi che osavano avvicinarla si ritrovarono con gli arti informi mozzati e gli altri, troppo stupidi per non vederla per l’umana che era, si gettavano contro la cupola che ora gli permetteva di entrare.

Black, al pari degli altri fu tra i primi ad essere buttato fuori, lui, l’artefice di quella via di fuga frettolosa era oramai disconnesso dalla biblioteca, aveva avuto giusto l’accortezza di recuperare i codici di generazione dello scudo che teneva lontani gli hekath ma non sapeva quanta memoria ancora aveva a disposizione, quanto utili fossero realmente ma l’avrebbe scoperto da lì a pochi, brevi attimi. Il suo scudo antihekath si era già attivato, i suoi sistemi di sicurezza erano in allarme per l’onda distruttrice che gli si stava avventando contro e tutto quello che fu in grado di fare fu caricare nella memoria volatile quei codici. Lo scudo mutò stato, si espanse da lui, di pochi centimetri ma abbastanza da evitare che gli hekath lo ferissero. La marea nera non poteva avvicinarlo e lui non poteva avvicinare loro e la spinta della sua stessa via di fuga lo portò lontano, fuori dalla massa informe ora totalmente presa dalla possibilità di conquistare quella città.

DroneDP-SIX

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Kain ed Alex furono portati fuori poco dopo Black, il drone del Proxy del sopravvissuto di Atlantis si attivò nell’attimo stesso in cui furono circondati dall’oscurità. Le raffiche di copertura di tutti e tre tenevano a bada il maggior numero di mostri ma non tutti. I due proxy erano oramai vicini a superare la marea omicida quando il drone fu inglobato da essa e perdere una copertura importante come quella non rese la via di fuga più sicura, ma con qualche ferita superficiale ne vennero fuori.

Jack fu strappato via dalla Sala della Musica, l’ombra nera proprio davanti a lui lo inseguì ma la velocità dei sistemi di sicurezza della biblioteca li tennero ben distanti. Jack stava gridando, le luci intermittenti che scorgeva mentre gli hekath piovevano dal cielo, lo riportarono in un luogo lontano. 2…3…4, la strada scorreva veloce sotto di lui, le linee tratteggiate della corsia che l’auto stava percorrendo si alternavano con le luci della galleria dove si trovava. La mano sul cambio manuale, la mano della donna sulla sua, il calore dei due corpi proiettati verso il pensiero del ritorno a casa, il soave sorriso di lei e poi quell’ombra, quell’attimo di distrazione fatale, la follia dell’auto lanciata a tutta velocità, la testa che sbatteva in ogni dove mente la macchina esprimeva una danza mortale. Gli artigli, la galleria che tornava ad essere solo una bolla della cupola protettiva della biblioteca e quell’ombra nera che lo teneva fermo, mentre gli sorrideva e gli diceva che è solo grazie a lui che ora aveva accesso a quel luogo e che, quel ringraziamento gli sarebbe valsa la vita. La mano artigliata lo teneva sollevato, l’altra gli afferrò il braccio sinistro ed in tutta risposta, la vita gli fu salvata ma l’arto gli venne letteralmente strappato via, con forza e malvagità. Il corpo venne scagliato poco oltre la massa gorgogliante mentre il braccio, restò come monito per coloro che avrebbero osato mettersi contro l’Oscura Creatura.

Daisy fu l’ultima ad essere scaraventata via, Nirvana aveva interceduto per lei nei sistemi di sicurezza per lasciarle il tempo di recuperare tutte le informazioni possibili sul Progetto Nirvana, cancellare tutte le tracce e farne una copia nel sistema UHDD che aveva. Nirvana aveva portato in alto la sua protetta, aveva guidato la sua fuga pur di portarla in una zona più sicura ma fuori imperversava ancora la tempesta ed il morbo era ancora troppo presente per non essere un periocolo. La Proxy fece un respiro, oramai i suoi compagni erano fuori, Nirvana l’aveva informata e peggio di quanto stava accadendo, non poteva avvenire, fece il suo silenzio, prese il suo ritmo e … 5…6…7 e la tempesta mutò, le mani profuse in avanti nel gesto di attirare a se tutti i granelli sospinti dal forte vento, la discesa verso il basso, la caduta rovinosa sul suolo ed infine il tunnel di sabbia a difesa. Il dolore lancinante alla spalla creatosi all’uscita dalla biblioteca ed accentuatosi con la caduta furono il pegno per avere eseguito gli ordini ma quel dolore valeva ogni fitta pur rivedere di nuovo la sorella.

Tutti più o meno lontani, tutti più o meno in vista, tutti erano rivolti verso Ronin alla consolle di comando tra i quattro hyonos. Un campo base montato dalla Donna e da Ewan. Come in un vecchio film, tutto si mosse a rallentatore, la mano del proxy stava per girare la chiave di accensione dell’ultimo stadio difensivo della biblioteca, l’annichilimento totale. La chiave elettronica stava girando, uno stadio alla volta, un attimo alla volta. L’hekath che aveva strappato il braccio a Jack era fermo ad alcune decine di metri dalla cupola, uno strano sorriso sadico sul suo volto e quando Daisy comprese che le ombre erano penetrate nella difesa Hyonos oramai era troppo tardi. Ronin chiuse il circuito ed un’esplosione lo coinvolse in pieno. Venne sbalzato diversi metri più indietro, gli arcangeli hanno visto spezzarsi la loro difesa ed i LostH hanno seguito lo stesso destino del proxy ma con ferite meno gravi.

L’orda Hekath aveva invaso tutta la città, il Gamma che controllava quell’ammasso gorgogliante rise più forte. Aveva ottenuto la sua vittoria, aveva il suo cimelio di guerra e tutto ora stava cambiando a suo favore. Ronin gravemente ferito fu raccolto dagli arcangeli, la Donna, Ewan ed Angela si stavano rialzando, il fallimento non era contemplato ma andarsene ancora con le proprie gambe era il modo dell’oscurità di prendersi gioco di loro.