La notte è passata veloce, così come la tempesta e la sua furia. Una volta che furono tutti svegli, poterono vedere come lo stato mentale di Alfred stesse peggiorando: oramai non rispondeva più a nessuno stimolo o domanda. Sembrava essere entrato in uno stato di follia e paranoia. Ma il gruppo doveva proseguire, così Koran lo prese di peso, e lo trascinò fino alle imbarcazioni, con le quali si diressero verso la prossima isola. Era questa decisamente più grande della precedente, e si poteva evincere con maggior chiarezza l’opulenza passata di queste città. Tra le costruzioni in rovina e la vegetazione, appariva anche qui la stessa pozza d’acqua circolare in mezzo alla città. Si decise di lasciare Alfred, oramai stanco e folle, al sicuro dentro una delle strutture meno pericolanti, così che potesse nascondersi e stare al riparo, mentre loro esploravano la zona. Dopo un rapido giro della città, Aurora si fermò di colpo. La lanterna trovata nelle prigioni si stava scaldando, e le ceneri al suo interno giravano vorticosamente. Koran la prese d’impulso e ne sentì il calore, che sembrava inconsciamente guidare il suo sguardo verso lo scheletro architettonico di una vecchia dimora. Attraverso l’arco della porta, dietro cui ci sarebbero dovuti essere mattoni ed erbacce, lui vedeva una stanza ben arredata, immersa in una calda luce. La lanterna sembrava quindi guidare il portatore in un altro posto, magari, pensava Koran, in un altro tempo. Decisero di entrare tutti, una volta spiegata la situazione. Il chierico si misein testa al gruppo, conla lanterna ben salda tra le mani,con gli altri aggrappati alla sua veste, o poggiati alla sua schiena. Adesso, tutti erano in grado di vedere l’interno illuminato. Un respiro, ed entrarono tutti nella struttura. Era questa una grande stanza rettangolare, con drappi e lunghe finestre alle pareti laterali. Principalmente vuota, se non fosse per i segni inequivocabili di un rituale oscuro: messi in centri concentrici, scheletri giacevano intorno ad un piccolo piedistallo vuoto, con catene che ne legavano i polsi. Erano ad uno stadio di decomposizione avanzato, e di molti non rimaneva che polvere o qualche osso resistito al tempo, a o qualcos’altro. Di fronte a loro, un enorme dipinto di una giovane e bellissima donna dai lunghi capelli corvini ed un pregiato vestito blu. E proprio sulla veste si soffermò l’attenzione di Crimson: all’altezza della vita della donna, sembrava essere ricamato sul lungo vestito un simbolo che appariva anche nella mappa trovata nelle prigioni. Nessuno di loro sapeva cosa potessero significare questi simboli, ma l’averne trovata di nuovo la presenza, gli dava la speranza di stare andando avanti nel loro obbiettivo.
La stanza si apriva in fondo in tre vie: un arco aperto proprio sotto il dipinto, una porta sulla destra, ed una sulla sinistra. Riuscirono appena ad avvicinarsi alle varie entrate, quando una sensazione ed un rumore terribilmente familiari li scosse: alle loro spalle, la terribile creatura della notte prima era apparsa di nuovo. Dopo i primi momenti di panico, si prepararono alla battaglia, Koran e Cassandra si apprestarono a proteggere Sabo entrando della stanza di destra, per scoprire subito che non ce ne sarebbe stato bisogno: infatti appena il mostro iniziò la carica, cadde a terra, lasciando scivolare il proprio corpo fino ai piedi dei nostri protagonisti. Una figura totalmente ricoperta di bende e stracci aveva attaccato alle spalle la creatura. In un attimo poi gli fu sopra, e con un rapido gesto lo trafisse con il nudo braccio, per poi aprirlo definitivamente con il movimento di ritorno. Il cadavere cominciò ad evaporare, come gli avevano già visto fare poche ore prima, ma l’uomo in bende sembrava non batter ciglio. Ansimava per lo sforzo compiuto, e guardava nel vuoto. Per Sabo e gli altri era impossibile capire chi fosse, dal momento aveva il volto quasi completamente coperto. Raul fu il primo a parlare, cercando di ottenere informazioni utili dal loro inquietante salvatore. La scura figura però sembrava non ascoltarli, sembrava distante, e distratta, vuota. Affermò di trovarsi lì per uccidere chi ancora rimaneva, e per cercare vendetta. Poche parole, senza molto significato, e sparì, sbiadendo lentamente alla vista del gruppo. Qualunque cosa stesse succedendo in questo posto, era meglio esplorare in fretta, ed andarsene. Superato l’immediato pericolo, finirono di esplorare la parte destra della costruzione. Si trovavano in una camera da letto. Raul, preso dal fermento e dalla fretta, distrusse tutto ciò che si ergeva in posizione verticale nella stanza, portandolo quindi ad uno stato “orizzontale”. Poco intelligente, ma molto utile, dal momento che gli permise di trovare una lettera. Il messaggio parlava di un cuore da consegnare, e di un ritardo nella stessa consegna. L’ultima frase recitavaIl Sole sorgerà ancora. La lettera era stata scritta un anno prima, secondo i calcoli di Raul.Più si andava avanti, più domande nascevano. Pochi momenti per cercare di rispondere a questi quesiti, prima che un gruppetto di piccole e goffe creature, dal corpo formato di fiamme e braci, li attaccasse. Non furono una grande sfida, ma Crimson rischiò di venireseriamente bruciacchiato. Bastò un incantesimo d’acqua di Koran, per porre fine alle loro vite.
Continuando ad esplorare, la stanza centrale si presentava come uno studio, ben illuminato, nel quale si facevano esperimenti poco piacevoli: tre gabbie erano fissate vicino la scrivania, con tre corpi, in diversi stati di decomposizione, al loro interno. Uno tra questi sembrò essere riconoscibile: era coperto di bende, dal viso fasciato, e dal corpo vestito di scuri stracci. Sembrava essere in tutto e per tutto il corpo della persona che poco prima li aveva aiutati, persino l’anello che portava era lo stesso, sullo stesso dito. Koran recitò una breve preghiera, e, una volta finito, una voce echeggiava nella sua testa:Vendetta… Sulla scrivania trovarono un piccolo taccuino, dalle interessantissime note: c’erano spiegazioni e annotazioni dettagliate su esperimenti e rituali spazio-temporali; su maledizioni da infliggere ad un oggetto chiamatoFilacht, su come questi incantesimi si dovessero attivare a distanza, e di come dovessero comprende una vasta area; sulla ricerca di unaDrowka e delle esplorazioni speleologiche per trovarla. In tutti gli esperimenti un reagente appariva costantemente, una parola in abissale, che significa Fuoco.
Raccolto il libricino e le informazioni, proseguirono nella stanza di sinistra. Si apriva in un piccolo corridoio, abbastanza buio. A sinistra si trovava la latrina, e a destra, nel corridoio, si presentava una porta di metallo. Koran entrò per primo: era questa una piccola libreria, dal sapere alchemico dettagliato e accademico. Tra i vari libri. il chierico neprese i più interessanti, per poi soffermarsi sulla statua canina in fondo alla piccola e buia stanza. Continuando a guardarla, vide come la pietra cominciava a sgretolarsi, fino a dar spazio ad un mastino bicefalo, dalle enormi bocche, esalanti vapore bollente. Koran in tutta fretta estrasse la lanterna, convinto che potesse salvarlo da morte certa. Parlò al cane, cercando di convincerlo di essere il suo padrone. Sembrò funzionare, il cane ascoltava Koran, che senza indugio, cercò di farsi guidare verso gli effetti personali del reale padrone di casa, senza successo. Vista l’inutilità della bestia, e della sua natura immonda, decise di lasciarla stare, se non fosse per Crimson, che ingenuamente entrò nella piccola biblioteca, per vedere cosa accadeva. Nonostante gli sforzi di Koran per fermarlo, il nostro eroe continuò l’avanzata verso il mastino che cercò subito di attaccarlo, ma qualcosa non andò come previsto: Crimson mise le mani sul dorso oramai infuocato del cane, e ne succhiò via le fiamme, accumulandone nel mantello. Crimson aveva scoperto una speciale abilità del suo adorato capo di vestiario, che adesso lo rendeva ancora più fiero.
Il gruppo si trovava tutto nel corridoio adesso, ed osservava un grosso buco nel pavimento, che dava in una grande stanza buia. Il chierico reggeva una corda, mentre Raul, Crimson e Aurora scendevano. Cassandra e Cyrus restarono sopra con Sabo. La stanza era enorme, vuota e totalmente buia. Facendosi aiuto con le torce, ed il mantello oramai fiammeggiante di Crimson, cominciarono ad esplorare. Dopo qualche minuto, Aurora, che per prima era andata in fondo, si voltò e cominciò a correre urlando di scappare. Lo sguardo attonito dei due guerrieri si trasformò in terrore quando videro che centinaia di ragni color della pietra li stava assaltando. Una rapida corsa, e i tre risalirono la voragine cercando di bloccare l’ondata di ragni che cercava di salire. Dopo un pò che combattevano, i ragni smisero di salire. Qualche minuto di silenzio tombale, prima che fosse interrottodal rumore di quelli che sembravano due enormi e pesanti piedi che si poggiavano sul pavimento della stanza sotterranea. Raul e Crimson si fecero coraggio, e decisero di scendere. Illuminato dalle luci delle torce, una gigantesca figura ardente, dalla scocca di pietra e da sei lunghe braccia armate di scimitarra, si ergeva di fronte a loro. Sembrava passiva, così i due cominciarono ad aggirarla. Ognuno ad un lato della stanza, cominciarono ad avanzare, mentre il taciturno gigante li osservava pacatamente. Erano ormai arrivati paralleli a lui. Un passo, e il colosso cominciò a correre verso Raul, attaccandolo con un fendente. Una rapida schivata impedì la morte al soldato, il quale, deciso a prender tempo mentre Crimson continuava ad avanzare, decise di affrontare il mortale personaggio. Sentito il trambusto, i tre che erano rimasti sopra, scesero, vedendo con i loro occhi cosa accadeva: il gigante aveva schiacciato Raul con una delle mani, e lo stava lentamente sollevando. Intanto, Crimson era arrivato davanti ad una porta, ma voltandosi e vedendo la situazione critica, si lanciò all’attacco, letteralmente: usando la sua spinta arcana, ed uno sforzo sovraumano, riuscì a penetrare con la lama nella schiena del gigante, facendo fuoriuscire uno sbuffo di vapore e fiamme, che lo respinse a terra. Koran e Cassandra decisero di aiutare il compagno in difficoltà, tirando miracoli e frecce alla creatura. Fu proprio una delle frecce di Cassandra a liberare Raul, il quale prese al volo l’occasione per sferrare un colpo di spada alla montagna di pietra. Anche lui però dovette subire il colpo infuocato che si sprigionava dall’aver trafitto il colosso. Ormai indebolito, e colpito anche dai miracoli di Koran, il gigante cade, e si sgretola. Le parti di pietra che cadono dal suo corpo si ricompongono in quelli che erano i ragni che avevano attaccato il gruppo poco prima. Questa volta però non attaccarono, ma risalirono le pareti, sparendo nell’oscurità della stanza.
I sei si diressero verso la porta in fondo: un piccolo arco in pietra da su un ponte di roccia costruito sul nulla più assoluto, che collega la stanza ad un portone in legno dalle enormi dimensioni.Sembrava essere uno spazio costruito all’interno di una gigantesca montagna: a destra e a sinistra spazio senza fine, in alto una luce bianca non ben identificata, che illuminava l’area e la parete di fronte. Davanti al portone, un corpo impiccato ad una catena penzolava lentamente. Attraversando il ponte di pietra, arrivarono sotto la figura, che esalò un respiro, cominciandoa parlare. Sembrava surreale che parole tanto articolate e pensieri ben connessi potessero uscire da quello che erapalesemente un cadavere in decomposizione. Il morto chiese nominativi ed obiettivi dei viandanti. A stento i sei riuscirono a far uscire le prime parole, ma iniziarono una conversazione. A quanto pare il padrone del corpo e della dimora aveva dato ordine di non far entrare nessuno. Rischiando più volte l’ira del cadavere nei vari tentativi di entrare, cercarono di mentire, mostrando la lanterna, ed elaborando discorsi e scuse che potessero sembrare plausibili. Stavano ormai per perdere ogni speranza di avanzare, quando Koran, come con un’illuminazione dall’alto, si ricordò della lettera trovata nella camera da letto di sopra. Mostrò anche questa all’impiccato, riuscendo a calmarlo. Solo allora chiese loro una parola d’ordine. Cassandra ci pensò su, e d’istinto disse: “Il Sole Sorgerà ancora”.
Il portone si apriva lentamente davanti a loro, mostrando un enorme anticamera ben illuminata, con delle scale in pietra più in fondo che salivano di diversi piani. Il gruppo entrò titubante, e molte delle ansie sparirono quando le porte si chiudevano alle loro spalle. Si stavano ormai avvicinando ad un punto di svolta, ed erano determinati ad andare avanti. La luce alle loro spalle stava ormai sparendo, e presto avrebbero sentito il tonfo del portone che si chiudeva. Una figura, pochi istanti prima dello sbattere della porta, entrò nell’anticamera. Era vestito in pelle e cuoio, come si confà ad un avventuriero, la testa rasata, ed un fastidiosissimo ghigno sul volto: ” Ci si rivede ragazzi!”
Il Sole sorge ancora.